AD UN PASSO DALL'EUROPA: I MIGRANTI IN BIH

 


Se ne parla ormai da anni, almeno dal 2018, quando la "rotta balcanica" classica (Turchia-Grecia-Serbia-Ungheria) venne bruscamente chiusa al transito di decine di migliaia di persone disperate, in viaggio a piedi verso l'Europa: da quel momento, la Bosnia Erzegovina è diventata terra di passaggio verso la Croazia e la Slovenia, porta del sogno europeo. Al confine nord-ovest della Bosnia, nell'area di Bihac (capoluogo del cantone Una-Sana) si sono creati col tempo numerosi insediamenti, ufficiali e non, di profughi, specialmente vicino alla cittadina di confine di Velika Kladusa. 

I media italiani parlano poco di questa situazione e quando lo fanno non mancano di sottolineare soltanto le negatività. Giusto e anzi doveroso è sottolineare l'atteggiamento violento e disumano della polizia croata, che senza alcuna base legale respinge i migranti impegnati nel cosiddetto game: il tentativo disperato di attraversare a piedi, nei boschi, il confine. Meno corretto, invece, insistere sempre e soltanto sui problemi di convivenza tra migranti e popolazione locale. I conflitti esistono e non potrebbe essere altrimenti, dato che ci troviamo in una delle più povere e depresse periferie dell'Europa.

Tuttavia, molti cittadini ed organizzazioni bosniache sono impegnati ogni giorno per portare aiuto e conforto ai migranti, supportate da ONG e gruppi di volontari internazionali (molti dei quali italiani). Per questo, ho scelto di introdurvi a questo tema attraverso due articoli molto ben documentati e focalizzati sul valore della società civile bosniaca. Il primo, dal portale di Valigia Blu è un dettagliato report della situazione dei migranti e degli interventi in loro aiuto, su tutto il territorio della Bosnia Erzegovina, con particolare riferimento alle realtà di Sarajevo e Tuzla. Il secondo, dal portale di Osservatorio diritti, si concentra sopattutto sulla città di confine di Velika Kladusa. Infine, in questo video, la situazione dei migranti in BIH ci viene puntualmente descritta da Lejla Smajic, profuga in Italia ai tempi della guerra ed ora responsabile dei progetti internazionali di Emmaus in Bosnia.

AGGIORNAMENTO DEL 15/12/2021. Per approfondire questo tema, propongo due interessanti articoli da Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa. 

Nel primo, il rapporto del CPT, il Comitato europeo per la prevenzione della tortura, originariamente pubblicato dalla testata croata Novosti.

Nel secondo, la terribile storia di una bambina di 10 anni annegata al confine tra Slovenia e Croazia.

Non vi auguro buona lettura, perché di buono non c'è nulla...ma vi invito comunque a leggere....a presto!






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