LE PAURE DI ZORAN MILANOVIC E LA PARALISI BOSNIACA





 Sui giornali bosniaci e croati se ne parla in abbondanza da giorni, anche se è quasi impossibile trovare fonti in italiano sull'episodio (qui uno dei pochissimi articoli, dal portale di Radio Capodistria). Domenica scorsa, la visita programmata dal presidente croato Zoran Milanovic in Bosnia Erzegovina è stata frettolosamente annullata per non meglio precisati "motivi di sicurezza", senza che trapelasse niente di più. In completo disaccordo si sono mostrate le autorità bosniache, secondo le quali non vi era nessun motivo di allarme o minaccia alla sicurezza del presidente croato.

Cosa sia successo non è dato saperlo, ma certamente l'episodio conferma il clima torbido e confuso di questo periodo. Milanovic, nel recente passato, aveva rilasciato dichiarazioni che tendevano a "relativizzare" il genocidio di Srebrenica (suggerendo che per questo tipo di gravi crimini, fosse più appropriato usare un termine diverso da "genocidio"). 

Aldilà dei rischi reali o presunti per Milanovic nel recarsi in Bosnia, è da notare che ormai il genocidio di Srebrenica si trova al centro di una polemica distruttiva, senza nessuna volontà da parte dei protagonisti di confrontarsi costruttivamente con questo terribile trauma storico. Mentre il membro serbo alla presidenza della BIH, Dodik, sta di fatto paralizzando da mesi le istituzioni del Paese proprio in polemica con la legge che proibisce la negazione del genocidio di Srebrenica, ecco che l'ombra del passato si allunga nel peggiore dei modi anche sulla mancata visita di Milanovic.

Una speranza di poter riflettere su Srebrenica e in generale sul conflitto bosniaco sembrava venire dallo straordinario trionfo agli EFA della pellicola di Jasmila Zbanic "Quo vadis Aida?" , tuttavia al momento il film non sembra esser preso in gran considerazione in Serbia, dove ne è prevista la programmazione soltanto a Novi Pazar, città capoluogo della regione meridionale del Sangiaccato, abitata da una consistente minoranza bosgnacca (per chi legge il bosniaco, qui l'articolo da N1 Serbia).

La società civile bosniaca dovrebbe indignarsi del modo vergognoso con cui i leader politici dei Balcani, serbi e croati, strumentalizzano ed infangano la memoria degli anni più bui della guerra...molto più che interrogarsi sui timori e le paranoie, vere o presunte, di tali personaggi. 

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